Un ricordo personale

Sembrava una bufala e invece il Santo Padre si dimette per il bene della Chiesa che ha guidato in questi ultimi 8 anni.

Da un messaggio di Whatsapp ricevo la notizia che il Papa si è dimesso. Non ci credo! Sono sul computer e su internet carico le prime testate nazionali. Un trafiletto: “Il Papa lascia”. Non ci credo. Carico le testate internet vicine alla Chiesa, prima Avvenire, niente. Poi il sito uffiicale della Santa Sede news.va, niente! Aspetto.

Il Cardinal Angelo Sodano conferma. L’autorevole vaticanista Fabio Zavattaro conferma la notizia al TG1. Allora il Papa lascia veramente! Un brivido mi attravera, recito una preghiera per Benedetto e mi rendo conto da laico e cattolico di partecipare ad un evento storico mondiale, in particolare per la Chiesa.

Non è un caso che il Papa abbia rassegnato le sue dimissioni per il prossimo 28 febbraio 2013 oggi, giorno dell’apparizione della Madonna di Lourdes e giornata mondiale del Malato; forse avrà scelto questo giorno per sottolineare che il suo stato d’animo non è nelle condizioni di guidare la Chiesa come lui stesso ha dichiarato “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”.

Non stupiscono queste parole, anzi sono comprensibili da un pastore che ha guidato la Chiesa Cattolica in un periodo in cui è travolta in primis dallo scandalo della pedofili e poi dall’attacco personale al Papa con la diffusione e la pubblicazione della corrispondenza privata, a seguito del tradimento, poi perdonato, del maggiordomo personale, il cd “Corvo”.

Pensavo ai quasi 86 anni che il Papa compirà il prossimo aprile. Non è semplice per un pastore, evidentemente anziano, proprio come un nonno, guidare una comunità di 1 miliardo e 200 milioni di persone, con le gioie e i dolori che essa comporta.

E’ necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”. Le ragioni di questo suo venir meno sono evidenti, l’età avanza e le sfide della Chiesa sono tante, ma il “semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”, eletto il 19 aprile 2005, riconosce ancora oggi con umiltà e coraggio che non ha la forza di proseguire, che il suo compito è concluso. Non è da tutti questo ricoscimento di lasciare, di riconoscere i propri limiti. Sia da esempio per quanti hanno potere nel secolarizzato mondo.

E’ stato uno stile diverso da quello del Beato Giovanni Paolo II, anzi, condividendo quanto detto dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, quello di Benedetto XVI è uno stile complementare a quello del suo precedessore.

Perché se l’uno, Papa Wojtyla, è rimasto sul soglio pontificio fino alla fine, guidando la Chiesa per ben 27 anni dal 1978 al 2005 con l’evidente difficoltà di autonomia, anche decisionale negli ultimi anni di pontificato, l’altro, Papa Ratzinger, ha avuto il coraggio di lasciare con la consapevolezza che, sotto il profilo pastorale, ha riaffermato i capisaldi della fede, dall’anno Paolino, all’anno del sacerdozio fino al corrente anno della Fede,  lasciando ad altri la guida della Chiesa in questo inizio di secolo.

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Ricordo l’habemus papam nel pomeriggio del 21 aprile del 2005 mentre ripassavo filosofia all’ultimo anno del liceo; iniziava una nuova pagina nel guidare la Chiesa e maturava in me la consapevolezza che sarebbe stato il mio Papa, perché, perdonatemi il personalismo, prima, da adolescente, non mi rendevo conto completamente della dimensione della mia fede! Poi sono venuti l’incontro del Papa a Genova il 18 maggio 2008 e infine il saluto personale quando accompagnai il 18 dicembre 2009 tre bambini dell’ACR genovese per porgere gli auguri natalizi al Papa. Dissi poche parole per esprimere la mia vicinanza, ma furono molto sentite!

Ora saranno le settimane del tam-tam mediatico, del toto nomine, della distorsione mediatica della vita della Chiesa. Sarà eletto “Il Papa progressista”o “Il Papa conservatore”? Sono certo che alcuni media, come sono riusciti a mettere in cattiva luce fin dall’inizio del suo pontificato Benedetto XVI, con inconsistenti paragoni con il suo precessore, riabilitando per certi aspetti Wojtyla come il buono e additando Ratziger come il reazionario, faranno la stessa cosa per il prossimo successore. Ora però ci sarà un pizzico di retroscena in più: questa volta ci sarà un Papa eletto e uno dimissionato entrambi viventi e sai quanto materiale per scrivere fiumi di parole, ma che dico, pagine e pagine di romanzi! Immagino già che ne uscirà qualcuno per la primavera!

Battute a parte, stavo rileggendo il decreto Apostolicam Actuositatem, uno dei documenti del Concilio Vaticano II sul ruolo dei laici nella Chiesa e il prossimo Papa avrà una responsabilità non indifferente nel guidare la Chiesa di Cristo, tenendo salda la Fede degli apostoli. Credo infatti che in un’Europa fortemente secolarizzata e un’Italia che la segue in questo cammino, anche a seguito del calo delle vocazioni, i laici dovranno assumere un ruolo più attivo e consapevole nella comunità cristiana e chi salirà sul soglio pontifico sarà cosciente di questo!

L’attesa di conoscere colui che guiderà la Chiesa cattolica si farà di giorno in giorno più grande sia per i credenti che vedono nel Papa, il successore di Pietro, sia per i non credenti che per curiosità o, ahimé, per semplice dileggio vogliono conoscere il nuovo nome. Così la prossima preparazione alla Pasqua del Signore a fine marzo e il prossimo incontro mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro a fine luglio saranno i primi più grandi eventi, l’uno più liturgico e l’altro più pastorale, da vivere con il nuovo Papa.

Che dire?

Buon riposo Benedetto XVI e buon servizo al prossimo successore di Pietro!

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