Italia, buon Natale! Ma quale futuro?

tempiIn questi ultimi mesi la manifestazione dei Forconi è l’ennesimo sintomo di un Paese senza bussola e, al di là delle interpretazioni che si vogliono dare alle manifestazioni di queste ultime settimane, ormai il malessere sociale ed economico imperversa, colpendo qualsiasi generazione e categoria professionale (studenti, giovani, lavoratori e pensionati).

Questi ultimi due anni di governi tecnici e di larghe intese non hanno assolutamente sortito e non sortiscono gli effetti tanto desiderati o almeno, voglio sperare, le politiche adottate non hanno ancora manifestato i loro effetti.

Il governo Monti, che taluni hanno visto come il governo che ci ha liberato dallo spauracchio Berlusconi, ha adottato politiche economiche rigoriste che hanno, nel breve periodo, sì salvaguardato i conti pubblici con un aumento delle tassazione (casa, benzina, ecc) ma non hanno nel contempo avviato politiche di crescita economica che sapessero aiutare le imprese e le famiglie italiane, anzi.

Dimostrazione della crisi che sta imperversando è evidente dagli indicatori economici come il netto calo delle entrate tributarie (tra queste l’accisa della benzina e l’Iva sui consumi) ma soprattutto dalle più incisive difficoltà delle famiglie di arrivare a fine mese, nel pagare le utenze, nell’aver ridotto le spese del tempo libero e di aver fatto scelte alimentari alternative o di più bassa qualità. Se ciò non bastasse, la crisi non solo ha bruciato migliaia di posti di lavoro, ma sta “bruciando” intere generazioni di giovani che hanno fatto il biglietto per andare fuori dal Paese per trovare un lavoro, anche diverso dalle aspettative della laurea conseguita. A tal proposito i numeri che dovrebbero interessare non hanno spazio mediatico e nessuno ci dice (con riferimento alle istituzioni che guidano questo Paese) che siamo ormai un Paese non solo di immigrazione, ma di emigrazione come ha argomentato il Prof. Gian Carlo Blangiardo, ordinario di Scienze statistiche all’Università di Milano-Bicocca, in occasione delle Settimane sociali dei cattolici italiani a Torino nel settembre del 2013. Secondo l’analisi universitaria, confrontando i dati statistici dei giovani in Italia nel 2001 e nel 2011, evidenzia come determinate fascia d’età, in particolare, quella dell’età 15-19 anni nel 2001, non trova corrispondenza con la fascia d’età 25-29 del 2011, depurata e corretta con i flussi migratori. Dunque determinate generazioni nate negli anni ’80 sono praticamente ridotte nel territorio italiano perché emigrate. condannando questo Paese verso un buio demografico e generazionale già notevolmente acuito da una natalità molto bassa.

Se non bastassero anche i dati ISTAT sull’occupazione giovanile sono drammatici come evidenziano i 3,75 milioni di giovani disoccupati che non sono iscritti all’università o ad alcun percorso di formazione con percentuali ancora più alte al Sud. In termini economici significa che questi giovani, privi di lavoro e scoraggiati a cercarlo, stanno vivendo grazie al supporto della famiglia di origine e che al momento non stanno versando nessun contributo previdenziale per costitursi un minimo di pensione per la propria anzianità.

letta  montiMentre i dati parlano chiaro, la politica sonnecchia, rimane inerme di fronte alla crisi. Monti ha sì sistemato il Paese soddisfando le richieste della Commissione Europea e della Banca centrale, ma anche sistemato per altro verso gli Italiani; Letta, che sembrava una giovane speranza in questo 2013, si sta dimostrando tiepido se non quasi il figlio politico di Monti; il centro destnCDra si è liberato in modo inglorioso e stupido del suo leader, Silvio Berlusconi, e rimane schiavo del passato invece di rappresentare i moderati Italiani, senza personalismi e conflitti di interessi; il Pd, da partito dei lavoratori e del lavoro, è diventato il partito che pensa alla legge elettorale e ad inventarsi nuovi diritti (si veda matrimoni dello stesso sesso), invece di garantire quelli vecchi, ormai inattuati (lavoro, famiglia, giovani); Scelta civica, un cartello ad hoc per le elezioni 2013, si è ridotto ad un movimento di notabili catapultati in Parlamento grazie alle liste bloccate, ma che non hanno una preferenza sul territorio, se non la loro.

Non posso esimermi da un pensierino al M5S che doveva rivoltare come un calzino il Parlamento. Ostaggio del suo leader genovese e dell’enigmatico Casaleggio, mediaticamente pare composto solo da deputati urlatori, capaci di usare toni da stadio e non molto propositivi né a livello romano né a quello locale. La Lega Nord no comment: nata per l’indipendenza del Nord, ha dimostrato di essere dipendente da Roma, grazie ai lauti tesoretti accumulati dal suo storico leader e dai diversi compagni di avventura. SEL, dopo la “quarantena”, nel 2013 è entrata in Parlamento perché il PD, scaricato Di Pietro, ha riaccolto quello che rimane della sinistra parlamentare, un po’ radical chic.

europa cadutaIn questo desolante quadro politico nazionale, c’è l’Europa e le elezioni al Parlamento europeo nella primavera 2014. Ora l’Europa, madre dei popoli, risorta dalle ceneri della seconda guerra mondiali, è diventata la matrigna dei popoli. Ha perso la ragione per cui è nata, le radici del suo spirito, fondato sul solidarismo, la fratellanza e la sussidiarietà.

In questi ultimi due anni le politiche del rigore hanno dominato il quadro europeo: il Fiscal Compact, approvato nel 2011 per il controllo dei bilanci dei singoli Stati membri, è stato proposto in un momento storico sbagliato, in piena crisi, dove, invece delle politiche dell’austerità, sarebbero state necessarie politiche a sostegno della crescita. Si sarebbe dovuto intervenire con questi provvedimenti in una fase espansiva agli inizi della prima decade del secolo e non quando l’emergenza era ormai nel suo apice; non è neanche possibile additare le disgrazie italiane alla Germania che, costantemente in crescita, ha sempre adottato un’intelligente politica industriale dove la presenza dei sindacati nei consigli di amministrazione delle aziende garantisce un’importante collaborazione sulle scelte aziendali, mentre da noi il sindacato, per la sua storia, ha svolto un ruolo diverso e ultimamente sembra incapace di rinnovarsi e assumere un ruolo nuovo.

Stupisce che la Banca centrale europea, con l’implicita condivisione della Commissione europea, abbia prestato 1000 miliardi di euro alle banche europee con un tasso di interesse all’1% e nel contempo le stesse banche, tra cui quelle italiane, abbiano chiuso l’erogazione dei prestiti alle imprese soffocate dai debiti e privandole di una fonte di investimento.

E così l’Europa delle istituzioni dimentica il popolo e la solidarietà a tal punto che la Commissione Europea  taglia i fondi degli aiuti alimentari per poveri forniti dal Pead (il Programma europeo di aiuto alimentare), distribuiti dalle organizzazioni caritatevoli (tra cui il Banco Alimentare che opera ramificato in tutto il continente), facendo scendere il fondo annuale a disposizione a 113 milioni di euro, dai 500 che erano. Ora se, in questo momento di crisi, si tagliano i fondi europei per la lotta della povertà che sta aumentando per le ragione sopra citate, quale strada sta imboccando l’Europa? Verso quale deriva?

Così da una parte si calpestano i diritti basilari dell’uomo però dall’altra si vogliono imporre agli Stati membri legislazioni sui cui la Commissione e il Parlamento europeo non hanno titolo ad intervenire in particolare sui diritti alla persona e sulla tutela alla salute. Il riferimento è al rapporto Estrela su “Salute e diritti sessuali e riproduttivi” che avrebbe sponsorizzato l’aborto come diritto umano, la fecondazione eterologa e la teoria del “gender”, risoluzione che è stata respinta dal Parlamento europeo grazie all’approvazione del testo alternativo del Ppe per soli sette voti: 334 contro 327. Un ruolo decisivo è stato giocato da alcuni europarlamentari del PD che, non certo clericali e conservatori, hanno votato contro il rapporto perché, come autorevolmente dichiarato dal Capogruppo del PD in Europa David Sassoli a La Stampa il 15 dicembre 2013, sui temi come l’aborto va garantita la libertà di coscienza, che l’Europarlamento dovrebbe evitare di uscire dalle competenze assegnate, si considera inaccettabile l’idea di concedere ai giovanissimi, sotto i 16 anni, l’opzione di interrompere la gravidanza senza consenso parentale (come in questi giorni il Governo di Rajoy ha cancellato, modificando l’aborto approvato da Zapatero), non si può considerare l’obiezione di coscienza come un ostacolo per il ricorso all’aborto e la legge italiana n. 194 del 1978 sull’interruzione volontaria della gravidanza è una buona legge con un giusto equilibrio tra diritto della donna, della vita e all’obiezione di coscienza.

Suuno di noi tali temi delicati e sensibili l’Europa non può imporre la propria visione antropologica dell’uomo e della donna e non può muoversi calpestando la democrazia interna e quella dei Paesi membri. La bocciatura del rapporto Estrela era già avvenuta il 22 ottobre 2013, ma la Commissione diritti delle donne, nonostante la prima bocciatura, ha volutori proporre la risoluzione senza prendere atto della volontà espressa dal Parlamento europeo e i fautori della risoluzione hanno gridato allo scandalo alla seconda bocciatura il 10 dicembre quando loro stessi, con un loro colpo di mano antidemocratico, hanno riproposto la bocciata risoluzione nella seconda votazione. Tale episodio dimostra come l’Europa non lavori assecondando le esigenze del popolo europeo che con 2 milioni di firme ha sostenuto la campagna referendaria europea sulla vita “Uno di Noi” e sia lontana dalle vere necessità dei cittadini europei come quello di approvare indirizzi per sostenere l’ingresso dei giovani nel lavoro, il sostegno delle famiglie e l’innovazione delle imprese. Ora non mi stupirei se alle prossime elezioni ci fosse una ventata di antieuropeismo con la crescita dei partiti più estremi. Del resto se chiedessimo al cittadino italiano medio cosa ricorda di questi 5 anni di legislazione europea cosa risponderebbe? Forse Merkel?!

Su questa scia mi stupisce anche come in Italia si perori come emergenza quella dell’omofobia come conseguenza della mancanza dei diritti agli omosessuali. Su questo tema vorrei che si potesse fare un ragionamento di buon senso e dati alla mano, senza bombardamenti mediatici capziosi ed ideologici perché si è passati dalla non discussione dei DICO di bindiana memoria, all’immediata discussione sul matrimonio omosessuale come risposta ai diritti degli omosessuali. Considerato che il tema è delicato, vorrei che fosse affrontato con realismo e serietà e non con spot ideologici. In tal senso sui temi omofobia e unioni di fatto ho un paio di domande: quale è la definizione di omofobia? Quanti sono i casi di omofobia in Italia? Non funziona il diritto penale contro i delinquenti che commettono reati contro gli omosessuali, che prima di essere definiti tali per il loro orientamento, sono persone come le altre o non si vuole fare funzionare la giustizia come non funziona talvolta il sistema giudiziario italiano? Perché disciplinare ad hoc una fattispecie di reato contro l’omofobia? E per gli altri: bambini (pedofilia), bullismo giovanile, i reati contro gli anziani (coniamo la “geriafobia”)? Oppure vogliamo considerare una razza quella degli omosessuali? Non sono io politicamente scorretto, ma sono gli stessi addetti ai lavori del Ministero delle Pari Opportunità a considerare gli omosessuali una razza da tutalare, infatti è stata l’UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) a redigere quelle strane linee guida su come trattare e definire giornalisticamente i fatti legati al mondo omosessuale. Sembra un pamphlet degno del Min.cul.pop, del ministero fascista di cultura popolare che definiva come descrivere e con quale linguaggio i fatti di cronaca fino alla censura se non conformi al ministero. Sarà mica il primo passo per minare il principio democratico della libertà d’espressione e uniformare tutti allo stesso linguaggio un po’ come le migliori dittature del passato?

Considerato il principio che situazioni differenti vadano trattate in maniera differente, il matrimonio, scritto nella Costituzione e inscritto nel diritto naturale, ha determinati presupposti giuridici e sociali, mentre le unioni di altro genere vanno tutelate ma non possono avere un riconoscimento pubblicistico al pari del matrimonio nel sua confromazione uomo/donna. Dunque, reputando che il matrimonio sia un contratto sociale di un certo tipo non comparabile con un’unione omosessuale che taluni vorrebbero fosse un matrimonio con tanto di adozione dei figli, credo comunque che sia necessario una ricognizione di diritti reciproci che la legislazione attuale può garantire tra due persone che sono legate sotto lo stesso tetto (dunque anche con riferimento a casi di coppie non omosessuali) con eventuali correttivi del codice civile purché sia chiaro sotto il profilo giuridico e sociale tali unioni sono contratti da trattare con i propri strumenti giuridici non equiparabili al matrimonio.

Ora sul rafforzamento dei diritti per gli omosessuali il Parlamento e il Governo lavorano anche di notte (come per proposta di legge Scalfarotto contro l’omofobia), ma non con gli stessi ritmi sul sostegno alla famiglia che è stato l’unico ammortizzatore sociale in questa lunga crisi; la famiglia, invece di essere sostenuta con politiche di sgravi fiscali sia a livello comunale sia statale, viene picconata quotidianamente senza riconoscerne il ruolo che sta giocando. Si preferisce per taluni perorare una visione dell’uomo/donna come individuo con i suoi singoli diritti invece di perorare la causa che ciascuno abbia il diritto di crescere all’interno della prima comunità naturale formata da una madre e un padre e che tale comunità (la famiglia) debba essere per lo Stato la cellula basilare della sua stessa fondazione.

La politica italiana deve tornare a parlare ai e per i giovani, di migliorare la legislazione per l’incentivo del turn over nelle imprese e di famiglia, questi sono gli obiettivi primari dell’azione parlamentare e dovrebbero essere i punti dell’agenda di queste larghe intese e invece sembrano altre le priorità in Europa e in Italia. Non mi sono soffermato sulla situazione locale, di Genova e dintorni, ma la situazione non è tanto diversa dal resto del Paese: si dà attenzione a situazioni non prioritarie quasi per nascondere le vere emergenze (crisi del sistema industriale in primis e fuga dei giovani) e quegli stessi che si considerano progressisti nelle idee sono i peggiori conservatori, persino illiberali dove, se non ci si conforma al pensiero della maggioranza, sei fuori dal coro e non hai diritto di espressione.

Vorrei che si parlasse di speranza e di risposte concrete per i giovani perché non lascino definitivamente il Belpaese privandolo dei talenti che possiede e lasciando qua quelli che non possono emigrare, scoraggiati e senza futuro.

Non saranno le leggi economiche o monetarie ad arrichirci di questa nuova veste, ma sarà la nostra disponibilità a comprendere pienamente la vita degli altri Paesi, saranno la tolleranza e la fraternità, che, tradotte in opere di giustizia e di pace sul piano sociale e internazionale, ci daranno la patente di cittadini d’Europa”.

(Alcide De Gasperi, in L’Europa. Scritti e discorsi, Morcelliana)

padri fondatori

Con questo lungo articolo e con questa auspicio, auguro a ciascuno un Santo Natale e un 2014 che ridia speranza e coraggio!

 

 

 

 

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