Amministrative 2011. L’ora della conta

L’ora della conta. Tutti sconfitti, un solo vincitore: Beppe Grillo. II suo movimento risulta la vera novità delle amministrative 2011 perché, se andiamo a leggere i numeri complessivamente, questo “partito” che non ha avuto copertura mediatica, se non chiamato in causa nella diatriba con il SEL, ha ottenuto buoni risultati nel nord, proseguendo una marcia iniziata in Piemonte e Emilia Romagna con le regionali del 2010. Adesso bisogna vedere come il comico Beppe Grillo e gli addetti ai lavori gestiranno questo potenziale che si è consolidato in questa tornata elettorale. Tuttavia il richiamo del movimento ad essere una forza antipolitica e antipartitica (sperando che conoscano la distinzione tra politica e partito) non mi pare che abbia attratto maggiori cittadini a votare, considerato che la partecipazione al voto 2011 risulta pressoché stabile con un leggero calo (poco più dell’1,5%) sia alle elezioni provinciali (59,62%) sia a quelle comunali (71,04%). Quindi l’elettorato del movimento 5 stelle pesca tra gli elettori che già hanno votato alle precedenti tornate elezioni, soprattutto attraendo elettori del centrosinistra, viste le posizioni più nette che il leader Grillo ha sul centrodestra.

Non sottovaluterei comunque il movimento, guardando alla sua eventuale strutturazione sul territorio. Perché se vuole continuare a crescere bisogna strutturarsi, confrontarsi e relazionarsi tra eletti e base. Il solo approccio attraverso via internet non può essere sufficiente per proseguire un percorso. Poi bisogna vedere quanto pesi la presenza di Beppe Grillo, quale figura carismatica nel movimento, quanto il fatto che al centro del programma ci siano dei temi che attraggono l’attenzione dei cittadini (come l‘acqua, l’ energia, ecc), ma manchi una visione su molti altri temi etici e sociali.

Tornando alla “vecchia politica” (la terminologia grillina mi sta influenzando!) i partiti al governo nazionale subiscono un arresto. Il Presidente Berlusconi, che, a torto, ha radicalizzato lo scontro, ha perso sotto il profilo personale (costante calo di preferenze da diversi anni e dimezzamento nel Comune di Milano) e programmatico perché bisogna concentrarsi su temi locali e non affrontare le elezioni amministrative con le questioni che lo riguardano e i temi nazionali; la Moratti è stata vista più radicale di Pisapia che temporaneamente ha assunto la veste eccezionale di moderato a queste elezioni; la Lega ha visto ridimensionato il suo ruolo nella capitale del Nord perché, partito al Governo, non si sta occupando dei problemi degli Italiani; è stata sconfitta la vena radicale della Santachè, di Lassini e La Russa che hanno esacerbato i toni, seminando odio in un Paese che non può crescere considerando l’altro un nemico.

Veniamo al centrosinistra. Il SEL non ha sfondato come ci si poteva aspettare, dunque le chance di rivendicazione alla guida del centrosinistra si ridimensionano; il PD ha retto e vinto a Torino e a Bologna, ma non mi sembra una grossa novità, semmai un importante conferma; ora toccherà alla dirigenza capire in quale direzione scegliere le alleanze: guardare all’IDV, con De Magistris a Napoli, ai Grillini o al Terzo polo?

Il Terzo Polo. Non ha sfondato pur avendo alla guida tre importanti leader , non sarà semplice stabilire come muoversi per il ballottaggio e se ci sono le condizioni per proseguire il cammino insieme. I finiani sono divisi tra chi vuole sostenere i candidati di centrodestra e chi sostiene la libertà al voto, se non il candidato di sinistra; l’API non è determinante, se non qua e là, e l’Udc prosegue il suo percorso di alleanze a macchia di leopardo, facendo emergere una profonda divergenza di vedute: in Liguria, a Savona, si è sostenuto Berruti che è culturalmente agli antipodi rispetto al partito centrista che opera a livello nazionale, mentre al Sud, Reggio Calabria e Crotone, si è alleato con il PdL. Aspettiamo cosa succederà a Genova, ma non mi stupirebbe se si proseguisse nello stesso solco tracciato nel savonese.

Ora i ballottaggi e altre due settimane di campagna elettorale, sperando che si affrontino i temi locali. Ma non è tutto perché poi si proseguirà con i quattro quesiti referendari sull’acqua, il nucleare e il legittimo impedimento. La partecipazione politica non si conclude con i ballottaggi il 29 e 30 maggio, ma prosegue fino al 12 e 13 giugno.