Gronda. Un dibattito serio e no agli slogan.

Perché chiediamo la Gronda?

Perché ci salverà dalla congestione del traffico autostradale creato dalle mancate manutenzioni di tanti anni da parte di Aspi nelle gallerie e nei viadotti?

Oppure perché c’è un oggettivo aumento del traffico commerciale tali da giustificare la costruzione di una nuova autostrada?

Mi facevo queste dopo aver letto un cartello elettorale della Lega che spinge alla costruzione della Gronda per risolvere i problemi delle code veicolari.

Ora, a forza di semplificare con degli slogan, si arriva a fare danni, dando risposte sbagliate ad un contesto ben più complesso.
L’allora bretella Voltri Rivarolo venne pensata già sul finire degli anni ’80 – inizi ’90 e sono passati quasi 30 anni da quando se ne discute.

Le ragioni per costruirla allora erano ben diverse da quelle che si delineano nel panorama odierno e vediamo perché.
Quando ero consigliere in Municipio (2007-2012) durante una seduta monotematica sul tema Gronda (23 febbraio 2010) sostenni che, prima di procedere alla costruzione di una nuova autostrada, era necessario concludere le infrastrutture in costruzione o in progetto di cui la nostra città e la Regione aveva bisogno:

  • il Terzo valico, importate e veloce di collegamento con il nord e i relativi collegamenti europei nell’asse est-ovest;
  • il nodo di San Benigno per riorganizzare lo smistamento dei mezzi tra quelli in ingresso nel porto e quelli in città;
  • le strade di scorrimento veloce lungo il Polcevera e lungo il porto (ovvero le attuali via 30 giugno e la Guido Rossa);
  • il completamento del Nodo ferroviario genovese in un continuo stop & go sull’avvio.

A livello regionale, ora aggiungo la prosecuzione del raddoppio ferroviario del tratto Finale Ligure – Andora, della Potremolese (Spezia – Parma) e la conclusione dell’Aurelia bis nel Savonese.
Questi interventi, ritenni e ritengo, che debbano essere completati prima di avviare nuovi grandi cantieri, oltre a quelli da cui siamo travolti per le manutenzioni urgenti che ci sono nell’Autostrada A10 e A12 e nell’A26.

Oltre alla necessità di completare le infrastrutture ferme da anni (principalmente anche per il fallimento dell’imprese costruttrici!), che garantirebbero maggiore velocità e possibilità nel trasporto di persone e mezzi, è doveroso capire quale è il flusso delle merci nella nostra regione e quindi progettare le infrastrutture necessarie.

E’ bene ricordarsi che in Liguria da Genova, Savona e La Spezia le merci si spostano attraverso i rispettivi porti principalmente nella direttrice Nord/Sud e non sull’asse Est Ovest (da Ventimiglia Spezia) perché questi tre porti sono di collegamento con l’asse ferroviario europeo Lione Trieste Lubiana Budapest (quello che inizia con il TAV Lione Torino, per intenderci). Altresì i porti liguri, non solo si collegano all’asse ferroviario che attraversa la Pianura Padana, ma anche con l’asse in costruzione (Terzo Valico) che con il San Gottardo va verso le città di Basilea, Rotterdam, Anversa.

Per questa ragione, ad esempio, il Terzo Valico e la Potremolese sono opere ferroviarie che vanno accelerate e completate per far ripartire i porti liguri e ampliare l’offerta del trasporto su ferro delle merci e delle persone che si muovono secondo un asse verticale Nord Sud.

Sul fronte stradale il 14 agosto 2018 non solo è la data del crollo del Ponte Morandi e della morte delle 43 persone, vittime di questa tragedia, ma è l’inizio dell’apertura del vaso di Pandora per Aspi riguardo il ruolo delle manutenzioni. Da quasi due anni è evidente che il tema della manutenzioni non è stato prioritario per l’impresa concessionaria ASPI ed in particolare per la Liguria. Solo con il Governo Giallo Rosso il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture (MIT) ha cambiato un po’ passo sulla verifica delle manutenzioni: rispetto dal Ministero Giallo Verde, guidato dal ministro Toninelli e dal suo vice Rixi, solo con la Ministro De Micheli, del Governo Giallo Rosso, è stato inviato un commissario per la verifica dell’infrastrutture liguri e dopo l’ennesima crollo della volta della Galleria Bertè sull’A26 nel dicembre 2019, a Gennaio 2020 sono iniziati i controlli.

Ora il nodo ligure è bloccato non tanto perché c’è stato un aumento dei commerci delle merci (ecco un’interessante analisi: https://cityrailways.com/ponte-morandi-gronda-e-ferrovia/) quanto perché gli innumerevoli cantieri per le manutenzioni che non sono state fatte nel passato hanno ridotto ad una sola corsie le carreggiate, amplificando l’effetto imbuto. A ciò si aggiunge il fatto che una non adeguata offerta di trasporto pubblico negli spostamenti interni alla città di Genova e nella Regione porta a spingere a prendere l’auto privata per gli spostamenti nel tempo libero e per ragioni di lavoro (salvo che principalmente non siate obbligati dal mezzo perché siete dei corrieri o agenti di commercio).

Detto ciò, bisogna rivalutare le ragioni di una infrastruttura stradale che nasceva per rispondere a certe esigenze commerciali (di 30 anni fa!) che sono cambiate perché il commercio ora si sposta su un asse Nord Sud e non Est Ovest e altresì i flussi veicolari non giustificano tale opera, complici anche l’effetto economico in contrazione da decenni.

Sotto un profilo di opportunità, mi domando se l’attuale ASPI, complici un MIT troppo silente nei controlli sul concessionario in questi ultimi 20 anni (e dunque i diversi Governi al potere), sia in grado di essere affidabile e competente a realizzare un’opera di tale impatto e di dubbie ragioni.

E’ evidente di fatto che l’attuale concessionario non è stato capace di preservare, secondo gli standard di legge, ponti e gallerie che negli ultimi hanno fatto emergere enormi limiti, minando anche l’incolumità dei cittadini.

Sulla revoca di ASPI, in attesa di conoscere la sentenza del Consiglio di Stato sull’estromissione di Aspi dalla costruzione del nuovo viadotto e dell’esito della magistratura per appurare le responsabilità sul crollo del Ponte Morandi, sarebbe opportuno che la politica o agisca con una revoca dell’attuale gestore oppure con moral suasion spinga perché la presenza di Atlantia, socio di controllo di ASPI, si diluisca nella governance aziendale a tal punto che sia ininfluente sul scelte vertici da nominare e si dia corso ad un vero cambiamento gestionale.

Il tema della mobilità sarà molto sentito nella prossima campagna elettorale perché in questi ultimi 20 anni (2000-2020) di governo regionale i Liguri non sono stati garantiti da infrastrutture solide e rapide come nel resto di Italia dove l’Alta Velocità gioca un ruolo determinante per l’economia e lo sviluppo.

Sarà interessante dunque leggere le proposte elettorali e agire subito (!) per concludere le opere già iniziate e non complete in questo territorio meraviglioso. Il rispetto dell’ambiente passa anche dal concludere i cantieri aperti (penso alle Gallerie di Voltaggio per il Terzo Valico, per anni ferme e non utilizzate con un territorio bucato senza motivo).

Se non vogliamo che la Liguria diventi “un’isola”, senza collegamenti, e il territorio si spopoli di giovani, dobbiamo aiutare il porto, il turismo e le aziende che si vogliono radicarsi qua, garantendo collegamenti ferroviari più frequenti, mantenendo le strade e autostrade sicuri sempre, in maniera ordinaria, e rendendo l’aeroporto di Genova più competitivo.

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