Ore 9.37 – Addio Ponte Morandi

28 giugno 2019  – Ore 9:37. Per Genova un’altra data da ricordare nel cuore.

Dopo le 11:36 del 14 agosto 2018, questa è stata un’altra mattina importante per la città: la demolizione delle Pile 10 e 11 del Ponte Morandi in Valpolcevera.

Grazie ad un mio amico, dal terrazzo di un palazzo di Certosa alta ho assistito all’esplosione.

Quando le campane della parrocchia di San Bartolomeo di Certosa hanno dato i rintocchi delle ore 9:00 sono saliti immediatamente la commozione e l’agitazione per quello che stava per accadere. Tuttavia, ascoltando la televisione in diretta, l’orario previsto dell’esplosione veniva posticipato e l’attesa saliva.

Nel frattempo sullo sfondo delle due pile gli aerei atterravano all’aeroporto e i primi getti d’acqua intorno al ponte venivano attivati per mitigare le polveri che si sarebbero create dal crollo. E mentre le auto degli addetti ai lavori attigue al ponte, sull’ex area ferroviaria del Campasso, si sono allontanate, arriva la detonazione: le polveri della rottura del cemento si innalzano, il boato dell’esplosione si staglia attorno e in 6 secondi crolla quello che rimane del Ponte Morandi.

Un’Intercity da Milano di passaggio con il suo fischio dà l’addio al ponte che sta crollando e così cala il silenzio insieme al fumo che si innalza in cielo.

Si conclude così la storia di un Ponte che è stato il simbolo dell’ingegneria italiana e del boom economico della città.

L’orizzonte della Valpolcevera è libero da ogni moncone del ponte. Solo un pilastro da smontare resiste sul lato ovest, vicino a via 30 giugno.

Ora si scrive una nuova pagina di questa città che deve continuare a crescere ed essere luogo di accoglienza per chi ci vive e per chi ci vuole lavorare qua.

Il lavoro, la bellezza e l’accoglienza di Genova devono essere i pilastri ideali su cui questa città deve fondarsi.

Nel ricordo delle 43 vittime, Genova, torna Superba e sii madre dei tuoi figli!

Nel successivo post di Facebook, si trovano foto e video della demolizione.

POST SCRIPTUM

Non risparmio una certa preoccupazione per quanto accaduto subito dopo l’implosione: le polveri del crollo si sono dirette verso Nord, verso l’abitato di Certosa e, con una mascherina antiinquinamento gentilmente offerta dal mio amico (di quelle molto usate giusto dalle città inquinanti dell’Asia), sono andato velocemente in auto e sono risalito in valle, verso casa.

L’odore acre dell’esplosione e delle polveri del cemento disintegrato si stava diffondendo nel quartiere e notavo come da una parte i volontari e i soccorritori all’inizio di Via W. Fillak fossero dotati di mascherina mentre i cittadini in strada, ben fuori dalla zona rossa, oggetto di evacuazione, fossero sprovvisti .

Sarebbe stato opportuno distribuire da parte della macchina organizzativa qualche migliaio di mascherine per chi è stato obbligato a rimanere nel quartiere, offrendo questa necessaria precauzione in più.

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