14 agosto 2019. Genova un anno dopo

Se la data dell’11 settembre 2001 con il Crollo delle Torri gemelle a New York è rimasta indelebile nel mondo occidentale, il 14 agosto 2018 è una data impressa nel cuore di Genova.

Ciascun Genovese ricorderà bene cosa stava facendo in quel momento al lavoro, a casa, in ferie al mare o in montagna. In un giorno di allerta gialla arrivano le prime impossibili immagini che girano sul chat dei social, le prime notizie nei canali all news. Il Ponte non è più nell’orizzonte sulla Val Polcevera, un pilone non c’è. Inevitabili sono per tutti le telefonate e i messaggi per sapere se i propri cari e amici sono sani e salvi perché per ogni genovese quel ponte è percorso per andare da Ponente a Levante e viceversa quotidianamente.

Saranno 43 i morti di questa umana tragedia e ci saranno diversi i feriti sopravvissuti al crollo con il seguito del dolore per i familiari delle vittime e lo shock emotivo delle centinaia di sfollati, dei soccorritori che in quei giorni lavoreranno per liberare i corpi dalle macerie e di una città divisa in due.

Sono in corso le indagini per appurare le responsabilità del gestore del ponte – la Società Autostrade per l’Italia S.p.a. – del concessionario – lo Stato tramite il Ministero dei Trasporti – ed è chiaro che qualcosa non ha funzionato nel rapporto tra le parti.

Durante il mio impegno nel Municipio V Valpolcevera nel Comune di Genova (2007-2012) avevo assistito al dibattito pubblico sulla Gronda di Genova  non solo in Consiglio Municipale, ma anche presso il teatro Modena di Sampierdarena e il teatro Govi di Bolzaneto e oggi, tra le mie carte, mi ritrovo una brochure di Autostrade per l’Italia S.p.a. del febbraio 2009 sul progetto Gronda. Già 10 anni fa si dichiarava che “Il tratto più trafficato è il viadotto Polcevera (Ponte Morandi) con 25,5 milioni di transiti l’anno, caratterizzato da un quadruplicamento del traffico negli ultimi 30 anni e destinato a crescere, anche in assenza di intervento, di un ulteriore 30% nei prossimi 30 anni.”.

Mi domando allora se la Pila 9, priva di interventi manutentivi negli ultimi 25 anni, fosse stata nelle condizioni strutturali per resistere ancora e perché non si è intervenuti a rafforzare il pilone consapevoli che il volume del traffico del 1967 non era più quello del 2009 e del 2018? Domande che lasciano l’amaro in bocca e che fanno pensare come ci siano delle lacune nel sistema dei controlli pubblici verso i privati affidatari della gestione dei beni pubblici nazionali.

La tragedia del Ponte Morandi forse è anche un simbolo della precarietà sociale, culturale ed economica che sta attraversando il nostro Paese, dove invece di investire risorse per la manutenzione e portare a termine i cantieri non conclusi per dare un orizzonte di crescita all’Italia, si fanno scelte di brevissimo respiro, volte ad elargire qua e là mance elettorali per andare all’incasso alle prossime elezioni.

Perché condivisibile o meno il Governo giallo verde fino ad ora, non si capisce come mai il Ministro Salvini della Lega voglia andare al voto. Certamente forte del risultato delle elezioni europee e dei sondaggi, annusa la vittoria politica. Ma è qua che si vede la differenza tra uno statista che guarda all’interesse generale e un capo di partito che guarda alle prossime elezioni per i propri interessi particolari.

Invocare le elezioni dopo poco un anno e mezzo dall’inizio della legislatura significa far pagare un prezzo alto al nostro Paese in termini di costi economici, sociali e politici: tutte le vertenze aziendali rimarrebbero aperte, lasciando migliaia di lavoratori in cassa integrazione e disoccupati in attesa di risposte e si priverebbe il Paese di un Esecutivo che sappia affrontare le sfide europee ed internazionali con una voce univoca (la nomina dei Commissari Europei, le tensioni tra USA, Russia e Cina). In un tempo di incertezze, i cittadini e le imprese chiedono continuità e garanzie e non giochi elettorali che bloccano il Paese nuovamente per 3 mesi in attesa delle elezioni e della nomina di un nuovo Governo.

Per questi motivi, è preferibile un nuovo Patto Parlamentare per un Governo istituzionale che traguardi una serie di scadenze europee, converta in legge una serie di decreti leggi tra cui l’assestamento di Bilancio 2019 per quadrare i conti pubblici e preparare la legge di Bilancio 2020 e approvi, tra le altre, le norme per salvare l’impianto napoletano della Whirlpool, la proroga della cassa integrazione per la Blutec di Termini Imerese, il sostegno alla riduzione dei costi dell’energia per l’ex Alcoa di Portovesme e le disposizioni per l’area di crisi di Isernia.

Di fronte al frastuono della politica nazionale, oggi 14 agosto 2019 tuttavia è tempo del silenzio, almeno a Genova.

Dopo un anno dalla tragedia del Ponte Morandi, la celebrazione religiosa e civile sia un momento non solo per ricordare le vittime e lenire il dolore immenso provocato, ma spinga le Istituzioni politiche e giudiziarie a ricercare la verità su quanto accaduto e a plasmare le coscienze politiche perché le scelte non siano fatte nell’interesse di alcuni, ma per il bene di tutti i cittadini.

L’orizzonte della Valpolcevera ora è privo del Ponte Morandi, portando con sè un senso di vuoto. Quel vuoto possa ritrovare un senso, segno della rinascita di Genova e di una nuova coscienza nella cura e manutenzione del bene comune.

Comincia la discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *